La psicologia della Gestalt è caratterizzata da un approccio di trattamento che consente di porsi al sostegno dell’individuo, di gruppi di persone con qualcosa in comune (come può essere la genitorialità), e di sistemi (come la famiglia, che viene considerato un insieme di relazioni intime in cui diversi soggetti sono immersi).
Esistono , per così dire, delle “parole chiave” che ricorrono nel linguaggio specifico di chi si avvicina a tale orientamento; due di queste sono: consapevolezza e contatto. Oltre ad essere dei termini, questi sono concetti importanti all’interno della tematica della genitorialità.
Questo articolo ha la finalità di dare una visione generale dell’argomento affrontato, perché essendo complesso, per approfondirlo, non basterebbe lo spazio di due pagine, bensì sarebbe necessario svolgere una tesi, che già altri colleghi hanno pensato di sviluppare e pubblicare.
La consapevolezza (“awareness” in inglese) è il processo di presa di coscienza che un individuo è in grado di acquisire attraverso un percorso esperienziale effettuato da solo o con l’aiuto di un esperto. Tale presa di coscienza ha lo scopo di renderci più attenti rispetto, non solo a ciò che succede nella propria persona, ma anche a ciò che si manifesta nell’ambiente esterno.
Tutto nell’ottica dell “hic et nunc”, ovvero del “qui ed ora”, in cui si realizza la consapevolezza, perché lo scorrere del tempo caratterizza la dinamicità della realtà; e la difficoltà si esprime nella capacità di rendere ogni attimo della nostra esistenza consapevole per la nostra individualità.
La consapevolezza nella genitorialità si traduce nella capacità del genitore di prendere coscienza della diversità delle dinamiche relazionali in cui è immerso: la relazione col figlio, la relazione con eventuali altri figli, il rapporto col proprio partner (che può essere o meno il genitore naturale del/i figlio/i), il proprio essere figli. Ciascuno di questi quattro rapporti ha una propria particolarità ed è connotata da regole diverse a seconda della situazione: norme che, attraverso la presa di consapevolezza, il soggetto riesce a gestire sia in situazioni sane, sia in situazioni problematiche, per ristabilire l’equilibrio perduto prima di trasformarsi in dinamica problematica.
Ciò che risulta di fondamentale importanza nella psicologia della Gestalt, e quindi nel lavoro con la persona, è di sviluppare la capacità di “sentirsi” e di sentire l’altro: ascoltare le emozioni e le sensazioni che guidano il proprio comportamento, e fare attenzione a quello dell’altro (si parla infatti di modello dialogico di relazione).
Questo sarà proprio il primo passo, all’interno di una terapia Gestalt, verso la comprensione e la risoluzione di dinamiche da cui ci sembra impossibile uscire.
Ecco quindi che l’attenzione si sposta sul concetto di “contatto”, e lo stesso Perls afferma:
Se il contatto è troppo prolungato diventa inefficace o doloroso; se il ritiro è troppo prolungato interferisce nei processi vitali. Contatto e ritiro, in una struttura ritmica sono, sono i mezzi per soddisfare i nostri bisogni, per continuare i processi costanti della vita stessa. (Ibidem, p.33)
Capendo meglio le parole del “padre” della Gestalt, attraverso la consapevolezza, la persona è in grado di individuare i propri bisogni che emergono come figura su uno sfondo, instaurando così con l’ambiente il contatto più adeguato (né troppo breve né troppo prolungato) per la loro soddisfazione. In questo modo l’equilibrio sarà ripristinato e la Gestalt (o situazione) in cui era immerso il soggetto si potrà chiudere, potendo vivere nuove esperienze, nuove Gestalt e nuovi contatti con l’ambiente. In caso contrario, se la persona non riuscisse ad individuare i propri bisogni, non potrà determinare un contatto efficace con l’ambiente circostante, l’equilibrio corrotto dalle pulsioni interne non sarà ristabilito e la Gestalt rimarrà aperta, determinando una certa fissità nelle modalità in cui il soggetto manipola e interagisce con l’ambiente. La mancanza di fluidità e di dinamismo conduce quindi a condizioni problematiche, che il soggetto non riesce più a gestire da solo.
All’interno della relazione con i propri figli, il concetto di contatto, non si traduce solo nella vicinanza e nella sensibilità affettiva all’interno del rapporto col figlio, bensì nella presa di consapevolezza dei propri bisogni. Sarà dunque fondamentale da parte dell’adulto-genitore saper intraprendere un cammino in cui sarà in grado di mediare tra i propri bisogni ed i bisogni del/i propro/i figlio/i. Ed è solo attraverso la presa di coscienza e la legittimazione del contatto che la persona riuscirà a gestire la propria realtà e quella in cui è immerso, riuscendo a fare emergere la Gestalt (o figura) dallo sfondo in un continuum di apertura e chiusura.
Il terapeuta Gestalt, nella relazione con la persona che richiede sostegno, cercherà di condurre il soggetto verso la consapevolezza del proprio mondo interno, attraverso la comprensione delle proprie dinamiche emozionali, e di quelle che nascono nella relazione terapeutica. Ecco dunque l’importanza del contatto che la persona potrà sperimentare con se stessa e con il proprio terapeuta, considerandola come una relazione sana da cui apprendere le modalità da riproporre fuori dal contesto protetto della terapia.
di Elena Vlacos
pubblicato su genitoriconsapevoli.com al seguente link:
http://www.genitoriconsapevoli.com/gestaltegenitorialita/
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